Abbadia San Salvatore
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Posta sulle prime propaggini collinari del versante orientale del Monte Amiata, il borgo di Abbadia San Salvatore nasce conseguentemente alla forte influenza che aveva l’abbazia omonima e da cui ha preso il nome. Voluta dal re longobardo Rachis nell’ottavo secolo dC, questa doveva sia gestire lo sviluppo agricolo dei terreni circostanti che controllare il transito della Cassia (che diventerà poi la Via Francigena) e sulla quale ampliò una torre già presente che sarà poi la Rocca di Radicofani

Con il crescente sviluppo economico e strategico, si formò intorno all’abbazia un nucleo abitato che venne ben presto fortificato e dotato di un castello difensivo. Nel mille l’abbazia aveva un’influenza tale che i suoi terreni si estendevano della costa maremmana e laziale alla val d’Orcia, toccando anche la Val di Chiana e il Viterbese…

Da grandi onori corrispondono grandi responsabilità e nel secolo successivo l’abbazia dovette difendersi sia dalle egemonie vicine, che anche dalle famiglie all’interno dei propri possedimenti. Una su tutte i conti Aldobrandeschi che, avendo la loro roccaforte sul versante occidentale del monte, a Santa Fiora, man mano riuscirono a mettere sotto la propria egemonia tutta la parte occidentale dell’Amiata fino ad intaccare anche la Val d’Orcia…

Nel Duecento poi l’abbazia ebbe inoltre problemi interni dove gli stessi abitanti premevano per avere l’autonomia dal monastero e che in breve venne concessa costringendo l’abate a cedere poteri e terreni. Con l’intento di risollevarla dal declino, l’abbazia venne assegnata ai monaci Cistercensi, ma con la Repubblica di Siena alle porte, senza troppa fatica l’intera area cadde sotto il dominio senese…

In realtà Siena non si occupò mai del borgo tanto che nel Trecento divenne il bersaglio di famiglie senza scrupoli, briganti (come anche Ghino di Tacco) ed egemonie disinteressate allo sviluppo del luogo. Furono secoli disastrosi per il borgo che fino al Seicento sopravvisse di legname ed una relativa agricoltura e pastorizia. Nel Settecento ebbe un leggero sviluppo con Granduca di Toscana Leopoldo II che privatizzò le terre dell’abbazia…

Entrato nel Regno d’Italia con un plebiscito del 100%, Abbadia San Salvatore ebbe un notevole sviluppo nel secolo scorso con l’apertura delle miniere di cinabro (elemento necessario per l’estrazione del mercurio). Talmente florido che nel ventennio fascista il borgo ottenne strade, svincoli, le strutture sportive invernali ed ulteriori opere pubbliche, ma con la concorrenza internazionale negli anni settanta inevitabilmente le miniere chiusero e da allora vide un calo demografico…

Oggi Abbadia San Salvatore è un borgo che fonda la propria economia sul turismo invernale ed estivo, legandosi alle attività sportive quali lo sci, il treking, la montain bike, le scalate, ma anche la raccolta dei frutti del sottobosco che hanno portato riconoscimenti prestigiosi come il Fungo Dell’Amiata IGP e la Castagna del Monte Amiata IGP. Grazie poi al suo isolamento, il borgo è rimasto pressoché intatto, mantenendo la sua tipica struttura medioevale fatta di vicoli in pietra, chiese, palazzi signorili e una su tutti l’abbazia, che conserva tutt’ora il suo fascino austero e dal forte impatto emotivo che riporta agli antichi splendori…

Immagine dal web (lavaldichiana.it)

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