Monte Amiata
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Parlando di montagna in Toscana spesso balzano alla mente tutte quelle aree montane adagiate sugli Appennini che cingono da Nordovest a Sudest la regione, quali la Lunigiana, la Garfagnana, la montagna Pistoiese, il Mugello ed il Casentino, esiste però un’altra realtà che si differenzia da tutte le altre per storia e morfologia e che non ha nulla da invidiare alle sue sorelle più celebri… il massiccio del Monte Amiata.

Posto a Sudovest, è innanzi tutto un vulcano antichissimo ormai spento da secoli che divide aree celebri quali la Maremma, la Val d’Orcia e la Val di Chiana. Rispetto alle altre zone non gode di una tradizione montana così radicata in quanto, mentre le altre popolazioni hanno civilizzato i propri luoghi perché privi di alternative qui, essendo in mezzo a valli floride, il popolo ha preferito scendere a valle perché offriva una vita più semplice e più fruttifera…

Non esiste infatti nessun nucleo abitativo montano di rilievo e solo alle pendici si trovano i borghi più importanti come Abbadia San Salvatore, Santa Fiora, Arcidosso, Castell’AzzaraPiancastagnaioCastel del Piano e Seggiano. Storicamente le prime due si contesero l’area, ma era per lo più per i possedimenti a valle o per la gestione della Via Francigena che per la gestione e lo sfruttamento del terreno montano…

Nel Medioevo esisteva una relativa produzione mineraria che si accentuò impennandosi nella metà dell’Ottocento, quando

Tale tendenza ha fatto sì che la montagna rimanesse pressoché intatta, dove esisteva solo qualche sporadico nucleo familiare dedicato all’allevamento per il sostentamento familiare, alla raccolta della legna e dei frutti del sottobosco per la vendita. Sfruttata molto blandamente nel Medioevo per la produzione mineraria, questa si accentuò nella metà dell’Ottocento, quando aprirono numerose miniere per l’estrazione del cinabro (da cui si otteneva il mercurio) ma fu un’attività che non durò più di un secolo…

Caduta in depressione economica, l’area venne semi abbandonata per poi trovare una nuova giovinezza nel fascismo, quando venne pensato di convertire l’intera area in un polo turistico. Furono pertanto realizzate le strade asfaltate che raggiungevano la vetta, vennero realizzate le strutture sciistiche alle quali si affiancarono le strutture ricettive che risollevarono l’economia della zona…

 

Selvaggia ed incontaminata, tutt’oggi è un’area votata al turismo legato ai vari aspetti montani come gli sport invernali, ma anche il trekking, le passeggiate a cavallo, le gite in mountain bike, la raccolta dei funghi e molto altro…

Sulla vetta si gode poi un panorama mozzafiato che è stato definito come quello più vasto ed impressionante di tutta l’Italia Centrale. Se si è intatti fortunati di capitare in un momento di aria tersa (specialmente in inverno), data la sua morfologia di ex vulcano isolato, lo sguardo viaggia per chilometri osservando Grosseto, Siena, Arezzo e Viterbo, la totalità dell’arco appenninico toscano (dall’Appennino Aretino fino alle Alpi Apuane), tutta l’Umbria e parte del Lazio, fin anche a vedere buona parte dell’Arcipelago Toscano con l’Isola d’Elba, il monte Argentario, ed anche la Corsica…

Immagine dal web (juzaphoto.com – Luca Alessi)

Written by Francesco Ghezzi

Appassionato tanto di tecnologia quanto di folclore e tanto di innovazione quanto di tradizione, sono convinto che la storia di oggi sia stato il futuro di ieri, e lontano dal linguaggio accademico, racconto la modernità dei simboli del passato come fonte d'ispirazione e slancio verso il progresso... La curiosità, il sapere ed il voler fare sono aspetti che hanno mosso l'uomo nei corso dei secoli: « Fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtude e conoscenza », pertanto quanto moderni sono Galileo, Leonardo da Vinci, Marconi, Meucci e molti altri ? Poi "Dobbiamo porci una domanda: voglio aiutare la comunità che mi stà intorno a migliorare?"(N.Mandela). Il futuro è nella condivisione... più persone conoscono e partecipano ad un progetto e migliore sarà lo sviluppo dello stesso.

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