Cibreo
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« … un cibreino di pernici, starne, conigli, ranocchi, lucertole ed uva paradisa… » chiedeva la Volpe all’osteria del Gambero Rosso. Ma cos’è il cibreo? È un piatto di recupero, semplice e delicato che ricopre un ruolo di rilievo nella tradizione culinaria toscana…

Un piatto della cucina povera, fatto con le rigaglie del pollo che venivano scartate quando veniva realizzato il classico arrosto. I cuochi rinascimentali, che non erano certo le celebrità di oggi ma parte del popolo, pensarono riutilizzare questi ingredienti, come anche per il Crostino Toscano, per realizzare un pietanza talmente gustosa da essere poi proposta anche a corte…

Si racconta che Caterina dei Medici ne fosse talmente ghiotta da rischiare una pericolosa indigestione e che venne portato anche in Francia ma, al contrario di altri piatti, non ebbe un gran successo. In Toscana invece attraversò i secoli accomunando le tavole signorili con quelle del volgo, permettendo anche al popolo di realizzare un piatto saporito con poco o niente…

Decantato dall’Artusi come «… un intingolo semplice, ma delicato e gentile, opportuno alle signore di stomaco svogliato e ai convalescenti», nonostante la sua prelibatezza e l’aver attraversato i secoli indenne, non ha avuto il successo di altri piatti tradizionali, forse perché con una situazione economica migliore era preferibile deliziarsi con pezzi scelti e non rigaglie, venne pertanto snobbato e quasi dimenticato…

Solo testardi cuochi tradizionalisti e trattorie storiche, baluardi della cucina tipica toscana, lo hanno mantenuto nei loro menù, per essere poi riscoperto successivamente da cuochi “innovativi” e riproposto nelle tavole amanti dei sapori particolari ed antichi…

Servito da solo o come condimento per una pasta o un risotto, è un intingolo di uova, fegatini, creste, bargigli e cuori di pollo, insomma, del maiale non si butta via nulla… ma neanche del pollo!

Immagine dal web (armadillobar.blogspot.com)

Written by Francesco Ghezzi

Appassionato tanto di tecnologia quanto di folclore e tanto di innovazione quanto di tradizione, sono convinto che la storia di oggi sia stato il futuro di ieri, e lontano dal linguaggio accademico, racconto la modernità dei simboli del passato come fonte d'ispirazione e slancio verso il progresso... La curiosità, il sapere ed il voler fare sono aspetti che hanno mosso l'uomo nei corso dei secoli: « Fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtude e conoscenza », pertanto quanto moderni sono Galileo, Leonardo da Vinci, Marconi, Meucci e molti altri ? Poi "Dobbiamo porci una domanda: voglio aiutare la comunità che mi stà intorno a migliorare?"(N.Mandela). Il futuro è nella condivisione... più persone conoscono e partecipano ad un progetto e migliore sarà lo sviluppo dello stesso.

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