Capodanno Pisano
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Che la Toscana sia una regione campanilistica è noto a tutti, ma quanto forte possa essere questo sentimento, solo i toscani possono saperlo e per chi ne fosse all’oscuro, questo è un esempio tipico che ne conferma tale regola. Un evento talmente radicato che ha perso la sua valenza amministrativa solo nel Settecento, mantenuta anche quando Pisa era sotto il dominio del Granducato di Toscana e diventato un evento folcloristico ancora molto sentito dal popolo pisano…

Al contrario di quello che si può pensare, tale evento non è un vezzo e non è un modo per essere forzatamente differenti dagli altri, ma è una tradizione che ha radici profonde, che arrivano fino agli Etruschi, quando l’inizio dell’anno coincideva con le calende di marzo, ovvero con il primo giorno del mese. Altra data fondamentale era il solstizio d’inverno, una data che celebrava il riallungarsi delle giornate, (all’epoca coincideva con il 25 Dicembre) ma che venne adottata poi dalla Chiesa come la nascita di Cristo…

Caduto l’Impero Romano e passate le invasioni barbariche, nel Medioevo i territori toscani erano contesi principalmente da quattro città (Lucca, Pisa, Firenze e Siena) che volevano primeggiare sulle altre non solo militarmente ma anche imporre i loro usi e costumi (unità di misura, leggi, monete, ecc…) tra i quali anche il calendario, che era come se si volesse gestire il tempo…
Sebbene si volesse mantenere punti di vista differenti, con un’economia votata all’agricoltura, i calendari si rifacevano sempre agli eventi naturali che, sebbene pagani, spesso coincidevano con quelli cristiani, facendo sì che per molti l’inizio dell’anno era coincidente. In Toscana venne deciso di prendere come riferimento l’Annunciazione di Maria, ossia nove mesi prima del 25 Dicembre e (nascita di Gesù Cristo), cadendo inevitabilmente nelle calende di marzo… il 25 Marzo.

Se per molti l’inizio dell’anno coincideva nel 25 Marzo, cosa diversa era invece la scelta dell’anno, infatti il calendario pisano era esattamente in anticipo di un anno su quello fiorentino, questo perché mentre per i pisani l’Annunciazione è avvenuta nell’anno zero, per i fiorentini è avvenuta nell’anno uno…

Sebbene tra le Repubbliche Marinare vengano ricordate maggiormente città come Genova e Venezia, Pisa col suo calendario influenzò un’infinità di popoli suoi vassalli quali quelli del litorale tirrenico tra Portovenere e Civitavecchia, tutto l’Arcipelago Toscano, ma anche la Corsica, la Sardegna, le Baleari, Reggio Calabria, Trapani, la Tunisia, l’Algeria, l’Egitto, la Palestina e la Siria…
Successivamente, nonostante la sottomissione di Pisa al Granducato di Toscana, la città mantenne il proprio calendario ed evento simbolico dell’inizio dell’anno era l’ingresso nel Duomo di Pisa di un raggio di sole che attraversava la finestra Aurea e colpiva un punto preciso nei pressi dell’altare a mezzogiorno. Tale calendario venne mantenuto fino al 1749, quando il Granduca di Toscana Francesco I di Lorena ordinò che in tutti gli stati toscani il primo giorno del gennaio seguente avesse inizio l’anno 1750…

Adeguatosi al calendario gregoriano cadde anche la tradizione e con le pesanti modifiche al Duomo negli anni successivi, venne meno anche l’orologio solare, venendo murata anche la finestra Aurea. Nel secolo scorso però venne recuperata questa usanza e venne realizzato un nuovo orologio solare che fa filtrare un raggio di sole che va a colpire a mezzogiorno un uovo di marmo sopra una mensola posta sul pilastro accanto al pergamo di Giovanni Pisano…

Dando così il via al nuovo anno con 9 mesi e 7 giorni in anticipo sul calendario istituzionale, sebbene non abbia una valenza ufficiale, diventa oggi una commemorazione storica molto sentita dal popolo pisano che con cinque giorni di festa dedicati a cortei storici, sbandieratori, mostre, feste, cene e concerti ha perso in parte del senso religioso che aveva un tempo…

Immagine dal web (commons.wikimedia.org)

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